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Fratelli Savio
Oreste, il cui nome di battaglia era "Walter" lavorava come panettiere a Baio Dora e, pur simpatizzando per la causa dei partigiani, preferì restare a casa a lavorare. Un giorno ci fu un rastrellamento e una cliente gli disse di scappare immediatamente poiché sarebbero venuti i tedeschi ed i repubblicani. Così fece ma, direttosi a Fiorano Canavese fatalmente incontrò un gruppo di prigionieri collaborazionisti russi che lo perquisirono trovandogli il tesserino dei partigiani. Il trasferimento ad Ivrea fu immediato.
Nicolino, nome di battaglia "Pia" si trovò per una serie di circostanze sul monte Mucrone in una baita, con una trentina di compagni. Un giorni ci fu un rastrellamento e molti di loro furono catturati. Portati a Biella vennero condotti presso la Villa Schneider dove subirono torture indicibili, indescrivibili, perché dicessero chi fosse il loro commandante. Era il 3 Giugno del 1944, vennero condotti in quella che allora si chiamava Piazza Quintino Sella, oggi Piazza Martiri della Libertà, e lì finiti.
Sono state raccontate molte storie in questi anni sulla vicenda dei Fratelli Savio di Alice Castello. Questo breve riassunto risulta da un intervista con il fratello Amelio Savio che ha combattuto per ben sei anni in Jugoslavia, Grecia ed Albania. Nicolino e Oreste avevano rispettivamente 19 e 24 anni quando furono fucilati. La situazione in quegli ultimi anni era estremamente complessa; squadre partigiane si erano ormai organizzate in tutta Italia e i fratelli erano attivisti della cosidetta formazione "Caralli". Appresero contemporaneamente di essere stati chiamati alle armi dalla Repubblica Sociale insieme a molti altri giovani. Nicolino si diede alla "macchia" in montagna perchè aveva conoscenze tra i partigiani.
Qualche giorno dopo un capitano tedesco fu ucciso sulla strada di Cascinette. La reazione fu immediata: i nazisti fecero un rastrellamento e ai prigionieri aggiunsero Oreste.La fucilazione avvenne ad Ivrea sulla strada per la fabbrica "Chatillon"- era il 16 Marzo del 1945. Oreste disse: " Adesso uccidete me, ma ricordatevi che tra non molto uccideranno anche voi". Questa frase provocò la reazione del plotone che lo sfigurò a colpi di mitra in faccia. Qualche anno dopo, per via di questa azione aberrante, si tenne a Brescia un processo al comandante dello stesso plotone, il tenente Frattini. Al caso, infatti si interessò nientemeno che Padre Pio, che chiese di sospendere questo processo in quanto erano ormai passati anni. Tutto si concluse anche perché la difesa sostenne che l'ordine di guerra era di uccidere e così fece il plotone. Entrambi i fratelli furono sotterrati fuori dalle mura consacrate delle due città, Ivrea e Biella, tanto che si recuperarono i poveri resti per dar loro cristiana sepoltura ad Alice Castello solo nel Maggio 1945. Questa è la storia del Fratelli Savio, giovani Alicesi che immolarono la loro vita per quella causa che loro ritenevano più giusta. Ai fratelli Savio nell'immediato dopoguerra venne intitolata una strada a Torino, ancora oggi esistente nei pressi di Corso Galileo Ferraris, mentre il 14 Novembre del 1965 vennero conferite due Medaglie d'oro alla memoria. Ad Alice venne intitolata una Piazza a nome dei fratelli cosi che la loro vita, la loro morte ed i principi per cui hanno fatto il sacrificio più grande possibile non saranno mai dimenticati.
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